Forze Perenni

di Alice Barontini
presentazione al catalogo – 2007
Forze Perenni 2005 acrilico, stucco e matita su 2 tele assemblate 30 x 60 cm

Insidiose e seducenti, le catene di Claudia Cei portano iscritto il mistero dell’esistenza sul quale da sempre si arrovellano gli uomini. Di fronte alle curvature perfette e alle profondità irte di segni, lo spettatore prova un senso di claustrofobia e soffocamento che rimanda alle sovrastrutture mentali che imprigionano l’uomo, impedendone una crescita autentica.

 

Ma i colori rugginosi e la compostezza di fondo che controlla la gestualità del segno tradiscono anche un sentimento malinconico, quasi elegiaco, provocato dal dissidio tra il desiderio di rompere le catene e la consapevolezza dell’impossibilità di riuscirvi.

 

Una mano semiaperta in una gabbia arrugginita. Una maglia di catena che invade la superficie del quadro. Reti di ferro, armature, trappole per topi, gabbie per uccelli e schiavetti per legare barche.

Ad affascinare Claudia Cei sono le situazioni che imprigionano, senza lasciare vie di fuga.

 

Quasi sempre oggetti banali, dettagli e frammenti ovvi di quotidianità su cui lo sguardo scivola senza poter registrare, ma che l’artista ritrae con instancabile curiosità, trasformandoli in espedienti per riflettere su interrogativi esistenziali.
Nel ciclo Forze Perenni del 2005-2006 l’attenzione dell’artista è rivolta alle catene, dipinte inizialmente con atmosfere surreali e fortemente simboliche.
A mano a mano che l’analisi procede, la volontà narrativa si riduce al minimo, mirando sempre di più all’assolutezza dell’opera.

 

L’attenzione si posa sui particolari raffigurati con inquadrature ravvicinate, come sotto una lente d’ingrandimento: intrecci, chiusure, legami impossibili da spezzare.


Claudia Cei si lascia sedurre dalle situazioni in cui i vincoli sono forti e indissolubili e cerca di scoprirne il segreto con una pittura meditata e analitica che, nella puntualità dell’esecuzione e nell’attenzione per le geometrie e i volumi, fa riferimento alla lezione dei classici.

 

Protagonista d’eccezione è la materia. In Forze Perenni si tratta quasi sempre di materiali di scarto come tavole di legno, lamiere di ferro, tele di juta e fusaggine per disegnare.

 

Unendo, incastrando e sovrapponendo dalle due alle cinque tele in un unico telaio (quasi sempre di grandi dimensioni), l’artista scandisce il ritmo dell’immagine, che tende ad assecondare le venature e le vibrazioni della materia, dando vita a una figurazione mai fredda e priva di sentimento.

 

Supporti materici che recentemente Claudia prepara da sola, nel suo studio. Stendendo sulla tela impasti di sabbia e acrilico dorato, ricopre tutto con lo stucco bianco, in modo da lasciare solo intravedere la luminosità dello sfondo. Su tutto interviene con la fusaggine, particolarmente amata per il suo sapore effimero e crepuscolare. L’oro rimanda alla tradizione delle icone sacre ma la calce che l’artista vi stende sopra crea un effetto di logoramento e usura. Quasi che l’erosione del tempo sia in continuo agguato, come una sorta di predizione sul nostro destino.

 

Anche in queste ultime opere la Cei esplora i temi dell’oppressione e dei vincoli che legano l’animo umano, mettendo in scena un modo di vivere basato su imposizioni e forzature.

 

Nei dipinti più recenti l’artista abbandona la figura delle catene e indaga le situazioni in cui il corpo umano si trasforma in prigione dell’anima.
Lo fa utilizzando il mito, come il Minotauro, svuotato di ogni traccia di violenta bestialità e ritratto in atteggiamento meditativo.

 

Ma indaga anche la contemporaneità. In Ermafrodito o l’oggetto del desiderio l’artista dipinge il corpo di un omosessuale rigido e freddo come fosse un cadavere.

 

Poi, in un’atmosfera quasi onirica, un seno di donna prende colore con tonalità soffuse.
Unico elemento vero e palpitante in tutto il dipinto.